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lavoro editoriale e diritto d’autore. Priorità per la nuova legislatura


lavoro editoriale e diritto d’autore: ancora una volta presentiamo un documento condiviso con altre realtà che rappresentano creativi e autori che ha come destinatari il parlamento della XIX legislatura e il governo fresco d’insediamento, con particolare riferimento ai ministeri della Cultura e del Lavoro e alle rispettive commissioni parlamentari.

Autori di Immagini, Strade, ANITI – Associazione Nazionale Italiana Traduttori e Interpreti, AITI – Associazione Italiana Traduttori e Interpreti, ICWA – Associazione Italiana Scrittrici e Scrittori per Giovani Lettori consolidano una sinergia tesa a proporre un fronte unito e consapevole volto a migliorare la condizione di chi vive di lavoro editoriale e diritto d’autore.

Il documento, che riportiamo di seguito, si articola in quattro punti, in ordine di priorità. La speranza è che la nuova legislatura prosegua sul cammino inaugurato dalla precedente, che ha visto una significativa emersione dei lavoratori in regime di diritto d’autore.

Le misure per consolidare i mestieri autorali restano urgenti, partendo dall’attuazione della direttiva UE recepita nel 2021 e da alcuni provvedimenti ereditati dall’esecutivo uscente.

Scarica l’appello in pdf →

LEGGI L’APPELLO

Gentili Deputati, Senatori, Ministri,

Egregio Presidente,

il presente appello, scritto da una rete di associazioni dei lavoratori dell’editoria libraria italiana che operano prevalentemente in regime di diritto d’autore, si vuole affiancare ai documenti delle associazioni di editori e di altri imprenditori del settore culturale, che già hanno rivolto le loro proposte di intervento per la nuova legislatura.

In una fase storica particolarmente difficile per il Paese, con l’inflazione che non dà segno di arrestarsi, i lavoratori dell’industria editoriale soffrono per la disastrosa condizione dei compensi e per la carenza – che per gli autori diventa totale assenza – di previdenza sociale. Finora gli interventi pubblici a sostegno della produzione libraria hanno affrontato il problema dal lato del consumo (bonus, incentivi, sconti), senza considerare in modo diretto chi il libro l’ha pensato, scritto, tradotto, illustrato, elaborato.

Se non si tiene conto della particolare condizione di queste figure essenziali nel processo di produzione del libro si lascia indietro un pezzo importante di lavoro intellettuale, e a soffrirne è l’intero comparto. Urgono interventi tempestivi e strutturali.

1) UN LAVORO TROPPO POVERO

La prima cosa da fare è intervenire su meccanismi di mercato del lavoro deleteri e attuare politiche strutturali di sostegno al reddito per alzare drasticamente i compensi medi, che non permettono di vivere dignitosamente del proprio lavoro.

Anche a seguito delle esternalizzazioni degli ultimi decenni, la fotografia del mondo del lavoro editoriale restituisce un quadro opaco e frammentato, fatto di compensi inadeguati, precariato, discontinuità lavorativa, necessità di integrare il reddito con altre attività.

È chiaro che l’attuale struttura del mercato editoriale si regge su una parte debole e disponibile allo sfruttamento, con situazioni di sistematico ipermansionamento, lavoro autonomo in monocommittenza e – per quanto riguarda gli autori – condizioni contrattuali inadeguate alla natura dei diritti ceduti e alla durata della cessione, con la non rara richiesta di prestazioni che esulano dalla cessione dei diritti stessi e per le quali non è prevista una retribuzione.

2) APPLICARE LA LEGGE SUL DIRITTO D’AUTORE

Con il recepimento della direttiva UE 2019/790 (l. 633/1941 e ss. mm. ii.), agli autori spetta ora una «retribuzione adeguata e proporzionata al valore dei diritti concessi», ossia compensi basati non soltanto sull’entità del lavoro, ma anche sulla partecipazione ai proventi dell’utilizzo commerciale dell’opera (royalties). Ciò rappresenta una novità significativa nel nostro ordinamento, che finora consentiva di pattuire compensi forfettari senza limitazioni.

Inoltre, la legge ora prevede l’obbligo di trasparenza sulle copie vendute, meccanismi di adeguamento contrattuale, il diritto di revoca della cessione dei diritti e l’attivazione, presso l’Agcom, di procedure stragiudiziali di risoluzione delle controversie. Infatti, in assenza di uno strumento di tutela adeguato, i diritti previsti dalla direttiva sono destinati a rimanere lettera morta.

Chiediamo la tempestiva attivazione dell’organismo già previsto dalla legge, e che tale organismo, essendo rivolto a tutelare soggetti contrattualmente deboli, abbia le caratteristiche previste dalla direttiva UE 2013/11 per gli ADR destinati ai consumatori (tendenziale gratuità, rapidità, specializzazione, facilità di accesso). Chiediamo inoltre che al suo interno sia previsto un ruolo per le associazioni di categoria, e che queste siano consultate ai fini della sua istituzione.

3) NON SOLO MERCATO: PER UNA VITALITÀ DELL’ITALIANO

Il mercato librario italiano non gode di buona salute. A subirne le conseguenze sono spesso iniziative editoriali che contribuirebbero al prestigio della cultura e della lingua italiane, ma che per valutazioni commerciali rischiano di restare nella mente dei loro scrittori, illustratori, fumettisti, traduttori. Oltre a iniziative di promozione ed educazione alla lettura tramite scuole e biblioteche, servono quindi interventi a sostegno della pubblicazione di opere culturalmente rilevanti, che non rispondano alla sola logica di mercato.

L’obiettivo è duplice: da un lato, sostenere la produzione e la vitalità culturale del Paese, dall’altro consentire ai lettori italiani di avere accesso alle opere di autori stranieri nella propria lingua. Se è opportuno continuare a incentivare la traduzione dei titoli italiani verso le lingue straniere per promuovere la cultura italiana all’estero, altrettanto importante è sostenere – mediante la creazione di fondi appositi – le traduzioni verso la nostra lingua, senza le quali il pieno godimento della letteratura mondiale sarebbe precluso alla maggior parte dei lettori italiani.

4) LA PREVIDENZA CHE NON C’È

Non tutte le mansioni della filiera sono svolte da dipendenti o da lavoratori autonomi con partita IVA (redattori, lettori, correttori di bozze ecc.). Infatti, gli autori (scrittori, traduttori, illustratori, fumettisti ecc.) rientrano di un regime fiscale “agevolato” che non prevede il versamento di contributi previdenziali: si esclude così la possibilità che gli introiti da diritto d’autore possano rappresentare, come in effetti rappresentano, l’unica o la principale fonte di reddito per un’intera e variegata categoria di lavoratori. Gli autori sono dunque privi di qualsivoglia tipo di tutela e ammortizzazione sociale, né l’attuale livello dei compensi consente il ricorso a forme di previdenza privata.

Chiediamo pertanto l’avvio di un confronto tra istituzioni e associazioni per risolvere questa gravissima carenza e – sul modello di Paesi come Francia e Germania, dove il lavoro creativo gode del riconoscimento dovuto – puntare alla creazione di una cassa previdenziale finanziata in parte dallo Stato.

Fiduciosi di incontrare la vostra sensibilità, saremo lieti di illustrare le nostre proposte, che riteniamo di vitale importanza per la salute dell’editoria italiana, e in ultima analisi della cultura e della lingua italiane.

7 novembre 2022

Strade – Sezione traduttori editoriali SLC-CGIL
AI – Associazione autori di immagini
AITI – Associazione italiana traduttori e interpreti
ANITI – Associazione nazionale italiana traduttori e interpreti
ICWA – Associazione italiana scrittori per ragazzi