Le Banche di Immagini
Questo è il primo articolo che inaugura Avviso ai Naviganti, la nuova rubrica curata da AI, che ha lo scopo di approfondire tematiche relative alla professione. L’argomento che affrontiamo oggi sono le banche di immagini.
Necessarie per la veloce diffusione di notizie, utilizzano materiale audiovisivo preconfezionato di accompagnamento. Oltre alle fotografie, molti archivi, quali Reuters, Getty Images, iStock, Alamy ecc., raccolgono e distribuiscono anche video e immagini di altro tipo, come icone, infografiche e illustrazioni.
Molti professionisti vivono producendo direttamente essi stessi illustrazioni per questi archivi. Ci sono però molti problemi legati a questo sistema di sfruttamento delle immagini e qui vogliamo parlare di uno in particolare che riguarda molti di noi: l’inserimento delle nostre immagini in questi archivi senza che ne siamo consapevoli.
Il problema nasce quando ci viene imposto e si accetta un contratto con una clausola di questo tipo:
“…l’Editore acquisisce la titolarità di tutti i diritti esclusivi di sfruttamento economico, in Italia e ogni altro paese riconosciuti dalla Legge, delle illustrazioni oggetto di questo accordo, compresi…[ ]…, la commercializzazione e la cessione a terzi.”
PER FARLA BREVE
Questa può essere la storia della tua ipotetica illustrazione di un topino: finita e approvata, l’editore te la chiede a livelli e, sulla fiducia, tu gliela passi. In seguito, esaurito ogni utilizzo e riutilizzo previsto dal contratto, l’editore la vende a una banca d’immagini insieme ad altre mille, senza nulla doverti dire o pagare.
Capita poi che un altro editore, con un abbonamento a questa banca d’immagini, ne scarichi una serie, tra cui quella del topino; l’editore crea un bel biglietto di auguri per le feste, smontando e rimontando a suo piacimento la tua immagine, lo carica sul suo sito, su FB, su Instagram e te lo manda con gli auguri di un prospero nuovo anno.
Ritrovi quindi il tuo topino, alterato e privo persino del tuo nome, come pure di quello degli altri autori. Grazie e auguri! → Aneddoto ispirato a una storia vera
Tutte le associazioni di autori sono contrarie alle banche di immagini, perché nel corso degli anni queste hanno contribuito all’enorme svalutazione del lavoro degli autori di opere dell’ingegno.
Visto che però non si può fermare un fiume in piena, l’unico modo che abbiamo per tutelarci è quello di comprendere ciò che c’è scritto in un contratto e negoziare per il suo bilanciamento, escludendo, per esempio, clausole che concedono al cliente diritti irragionevoli e non remunerati.
La negoziazione, se è informata, può migliorare drasticamente la vita di un autore.
L’AI venne fondata 41 anni fa anche per questo motivo. Associarsi è importante, perché siamo tutti sulla stessa barca.
Buona navigazione!
Testo © Paolo Rui
Immagine di copertina © Daniel Trudu